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A Rainer Maria Rilke

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Rose, oh reiner Widerspruch

Lust,

Niemandes Schlaf zu sein

unter soviel Lidern 

 

 

Rainer Maria Rilke

4 dicembre 1875- 29 dicembre 1926

 

 

 

 

 

Non hai posto il viso mai lo sguardo

dalla parte della carne per qualcosa

che non fosse entrato nei tuoi occhi

 

nella solitudine ventosa delle balze

portando in te la grande morte

come  invocazione di fertilità.

 

 

 

 

 

Porto ancora sotto il seno

la grazia del suo reiner,

lo amo come fosse vivo,

 

ma non è Lui che cerco

sul sentiero di Duino,

quel che ha visto senza palpebre

 

nei movimenti delle rose,

 

                                             sottovoce,

alle fonti ultime e sommesse della vita

nel grumo di radici che beve il buio dalla terra

 

preghiera, se si vuole-

 

nell'interno indimostrabile del canto

sempre più invisibile

come uno che risorge_

 

alla fine dei miei occhi,

la cui anima si sporge

                         sul mattino.

 Cristina Bizzarri - 30/12/2015 19:29:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Chi "meglio" di Ferdinando per commentare Amina? Io leggo la sua poesia, leggo il commento, e resto in silenzio.

 Lig E. Norant - 30/12/2015 19:15:00 [ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]

La citazione in lingua originale non è per vezzo di erudizione dell’Amina, ma per quell’aderenza alla realtà, che poi Ella trasfigura quasi dall’interno ovvero come una partoriente in grazia di visione.
“Non hai posto il viso mai lo sguardo
dalla parte della carne per qualcosa
che non fosse entrato nei tuoi occhi”:

Sarà perché rimane un “sortilegio” la lettura di Narimi, ma certamente viene un brivido a pensare a che cosa rivelino quegli occhi all’anima, poiché qui – nella poetica di Amina - non v’è alcun cedimento al mero guardare, però affiora sublime la nuzialità della vista con l’anima – una vista che potremmo definire tutta interiore, eppure in ciò non c’è disconoscimento della materialità terrena dello sguardo: vede il segno e vede oltre il segno; gode del profumo del fiore ma mai lo coglierebbe per il possesso, poiché anche il fiore – il movimento delle rose – è linguaggio di Dio.

“alle fonti ultime e sommesse della vita
nel grumo di radici che beve il buio dalla terra”:

Non è meraviglioso questo canto alla morte vissuta con quella naturalezza che non dispera perché già vede l’Oltre?

“come uno che risorge_

alla fine dei miei occhi,
la cui anima si sporge
sul mattino.”:

Tornano ancora gli occhi che ora affacciano l’anima sul mattino; e questo lo può dire chi è capace di amare nella “carne” l’invisibile dell’amato.

Di fronte a tanta bellezza di profondità, ogni mia parola è solo un timido ed irriverente balbettare.


 Giuseppina Rando - 30/12/2015 19:08:00 [ leggi altri commenti di Giuseppina Rando » ]

Esistenziale ed intellettuale, la poesia apre ai vortici del pensiero. .."alle fonti ultime e sommesso della vita"....
Molto bella!
Auguri!

 Franco Bonvini - 30/12/2015 01:33:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

C’è, nel movimento delle rose, qualcosa che ferisce gli occhi,senza palpebre.
Qualcosa di indimostrabile e invisibile.
Come un amore perso.
Eppure ogni volta risorge.

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